Il tartufo in Calabria si trova quasi tutto l’anno e sta diventando una realtà consolidata
Nella terra che ha dato i natali al tartufo dolce – la sfiziosa versione gelato nata a Pizzo (Vibo Valentia) – si possono trovare anche quasi tutte le specie commestibili di tartufo (il tuber), che si raccoglie tutto l’anno dai monti del Pollino fino alle pianure di Sibari.
Associare il tartufo alla Calabria non è un’impresa facile, dalla terra della ‘nduja e del peperoncino siamo stati abituati a tutt’altra tipologia di prodotti tipici, eppure il tartufo in Calabria si trova in abbondanza ed è ormai da tempo una realtà consolidata.
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Il tartufo in Calabria
Ovviamente in Calabria il tartufo non raggiunge le stesse quantità di produzione del Piemonte o dell’Umbria (e sono, in realtà, in gran parte di dimensioni sconosciute), ma delle 9 specie di tartufo commestibili sparse per tutto il territorio nazionale, in Calabria se ne possono trovare addirittura 8. Quindi sì, in Calabria si trovano anche le varietà di tartufo più pregiate, e stando a quanto dicono gli esperti possiedono pure delle ottime proprietà organolettiche, che non hanno assolutamente nulla da invidiare ai tartufi del centro-nord.
Fa quasi strano dire parlare del tartufo bianco di Calabria, vero? Eppure è proprio così, in Calabria i tartufi ci sono sempre stati e, sebbene non siano mai stati valorizzati e diffusi come prodotto tipico, sono sempre stati raccolti e utilizzati in cucina. La ricchezza del tartufo nazionale la si deve alla brillante sponsorizzazione condotta durante tutto il Novecento dal Piemonte e dal territorio delle Langhe prima, e dalle altre famose regioni del tartufo dopo, ma anche la Calabria ha qualcosa da dire e, anche se lo sta facendo molto timidamente, entro qualche anno si potrà parlare di tartufo calabrese senza che questo ci suoni strano e fuori contesto.
Dove si trova il tartufo in Calabria
Il tartufo in Calabria si trova e si raccoglie soprattutto nella provincia di Cosenza, tra il Massiccio del Pollino (quindi anche in Basilicata) e la Sila, nella parte più meridionale. I tartufi hanno bisogno del terreno ideale, a un’altitudine specifica e, per svilupparsi al meglio, dev’esserci un clima favorevole. Queste sono le caratteristiche dei boschi collinari sparsi tra la montagna e la pianura calabrese, dove si raccolgono varietà quali tartufo nero scorzone, il tartufo nero estivo, il tartufo nero liscio e il famoso nero pregiato. Mentre il bianco pregiato predilige il riparo umido e ombroso fornito dalle valli e più in basso, verso il mare, si trova persino il tartufo bianchetto.
Menzione speciale per la zona del Pollino, dove la fortunata città di Saracena, ricca di tartufaie spontanee e già riconosciuta dall’Associazione Città del Tartufo, è in lista per diventare una nuova Acqualagna, permettendo alla Calabria di poter raccontare al resto dell’Italia la generosità della propria terra anche in fatto di tartufi.
Una prima inversione di rotta per il tartufo calabrese
Il grosso problema del tartufo in Calabria è ancora quello della raccolta selvaggia (che rovina le tartufaie e interrompe il ciclo di sviluppo e diffusione del tartufo) e della commercializzazione abusiva che, senza controllo, spaccia il prezioso fungo calabrese nelle altre regioni sotto vesti più rinomate, come bianco d’Alba e nero di Norcia.
Però qualcosa sta cambiando. Una ricerca dell’ARSAC (l’azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese), in collaborazione con il CNR (il consiglio nazionale delle ricerche) di Perugia, sta dando i primi risultati nella tipizzazione delle specie rinvenute nel Pollino, al fine di evitare una commercializzazione selvaggia come tartufi di altre regioni. E sta andando bene; ecco perché la storia sta prendendo finalmente la direzione giusta e il tartufo calabrese sta davvero diventando una realtà consolidata.