Il tartufo bianco fa spesso parlare di sé; un po’ per i suoi prezzi altissimi, in grado a volte di superare i 4.000 €/kg, un po’ per il suo gusto inconfondibile e per la sua capacità di stupire in cucina. Ma il tartufo bianco è anche molto di più: è un’eccellenza italiana diventata nel tempo molto apprezzata e ricercata nel mondo. Quali sono le caratteristiche vincenti del tartufo bianco?
Il Tuber Magnatum Pico, detto anche tartufo bianco d’Alba grazie alla sua spiccata presenza nella famosa città piemontese, è un tartufo commestibile che si può raccogliere in diverse regioni italiane e in alcune altre zone d’Europa. La sua presenza al di fuori dell’Italia è relegata alla zona dell’Istria e con poche altre eccezioni è possibile considerare il tartufo bianco una specialità tradizionale italiana invidiata in tutto il mondo. Ma quali sono le caratteristiche che rendono il bianco d’Alba così famoso e apprezzato globalmente?
Il tartufo bianco è buono, così buono che già durante il rinascimento veniva servito come prelibatezza nelle corti più raffinate d’Italia. Certo, i gusti non si discutono, ed è naturale che con un gusto così intenso ci siano alcune persone che proprio non lo possono sopportare, ma il tartufo bianco è riconosciuto come un campione di gusto ed è il re indiscusso della tavola, in grado di insaporire qualsiasi pietanza con il suo sapore intenso.
Il tartufo bianco non si trova così facilmente, ha dei tempi di sviluppo molto lunghi e per poterlo raccogliere serve un certificato specifico. Le zone a vocazione tartufigena per il Tuber Magnatum non sono tante e le più famose sono sicuramente quella di Alba, in Piemonte, e di Acqualagna, nelle Marche. Il fatto che il tartufo bianco sia così difficile da reperire ha sicuramente contribuito a quel lungo processo che ha reso il tartufo bianco una vera e propria celebrità ricercata in tutto il mondo.
Dietro a questo fungo così prezioso circolano voci, leggende e storie singolari legate alla tradizione locale, dove le figure dei cavatori – trifolau in piemontese – diventano i protagonisti, insieme ai propri fedeli amici a quattro zampe, di avventure incredibili sotto lo sguardo solitario della luna. È innegabile che il fascino di queste storie sia strettamente legato alla fama mondiale raggiunta dal tartufo bianco nazionale.
Perché niente ha un odore così particolare. Qualcuno direbbe di gas, di metano; beh, sì, una delle caratteristiche più lampanti è sicuramente un forte odore di gas, ma il tartufo bianco è molto di più: è un vortice di profumi caratteristici che vanno dall’aglio al parmigiano, ed è in grado di insaporire qualsiasi altro elemento diventando il padrone indiscusso della tavola.
Come detto in precedenza, il tartufo bianco pregiato è un’eccellenza italiana. Nonostante si trovi anche in alcune zone dell’Istria, il tartufo bianco pregiato è diffuso quasi solamente in Italia e specialmente in Piemonte e nelle Marche, dove si trovano rispettivamente i comuni di Alba e Acqualagna. Il tartufo bianco quindi è un orgoglio nazionale che fa bene anche alla nostra economia.
Il tartufo non fa bene solo alle tasche degli italiani, ma può far parte di una dieta sana ed equilibrata. Il tartufo contiene circa 30 kcal per 100 g ed è composto prevalentemente di acqua e fibre. Questa caratteristica consente al tartufo di essere utilizzabile in qualsiasi dieta, anche in una dieta come quella vegana, vegetariana o per celiaci, grazie alla totale assenza di glutine. Inoltre leggenda vuole che sia anche afrodisiaco e questo ha sicuramente contribuito ad aumentare la sua fama nel mondo.
Che il tartufo si utilizzasse per insaporire pietanze già dall’antico Egitto (e forse anche prima) è cosa nota, ma il nome tartufo bianco d’Alba verrà adottato solamente migliaia di anni più tardi. Venne definito all’interno di un testo scientifico come Tuber Magnatum Pico – il tartufo bianco pregiato – dallo studioso torinese Vittorio Pico, da cui prende parte della nomenclatura ufficiale, ma l’appellativo tartufo bianco d’Alba è stato creato ad hoc dal ristoratore albese Giacomo Morra nel 1.929.
Quindi, nell’infausto anno di una delle più gravi crisi economiche della storia, Giacomo Morra riusciva nell’impresa di dare al tartufo bianco pregiato un’identità ben definita, che durerà fino ai giorni nostri. L’idea vincente fu corredata dall’invio di diversi esemplari di tartufo bianco d’Alba a numerosi personaggi illustri dell’epoca, aumentando esponenzialmente la fama di questo tuber così pregiato e rendendolo un richiamo gastronomico internazionale.
Non è un caso, infatti, che l’anno successivo nacque la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, un evento arrivato oggi alla 90ª edizione e che non conosce crisi, grazie ai suoi appassionati avventori, ogni anno sempre più numerosi. Ogni anno, in fiera, è possibile non solo toccare con mano uno dei più preziosi doni di questa terra fortunata, ma imparare a riconoscere e ad apprezzare il suo universo tradizionale e tutte le sue sfumature di gusto grazie agli eventi e ai workshop dedicati al bianco d’Alba durante le 3 settimane della fiera.